Dopo mesi di silenzio e di arida solitudine che ha attraversato questo blog, torno a scrivere ancora qualche pseudoteoria pseudointellettuale (lasciatemelo credere). é un mondo difficile, ma è anche meraviglioso, che ci chiede di essere visto, girato, che con i nostri piedi, ruote o chi per loro gli solletichiamo la superficie in lungo e in largo, che andiamo a grattare i più sperduti punti e luoghi, dove magari sente prurito e dove non ci va nessuno da tempo. non alludo a luoghi in particolare, ma voglio dire, e non con il tono altisonante e paternalistico di chi ha avuto esperienze e visto luoghi magnifici, ma piuttosto con un tono quasi stridulo e affannoso, ansioso di scoprire, puberalmente fremente, come un sedicenne che passa le sue mani sudate sul corpo e sulla pelle di una ragazza che non ha nessuna intenzione di fermarlo, insomma voglio dire che dobbiamo lasciarci andare e ascoltare questo bisogno di viaggio, nutrire questa fame che hanno i nostri occhi e le nostre anime..tante volte il pensiero di partire, stare via, arrangiarsi, essere in balìa di te stesso spaventa(me per primo), ma non è niente di nuovo, è semplicemente la paralisi di Joyce.. superiamola perchè il gioco vale la candela.
Travelling riverside blues
4 commenti:
allora parti e vattene a fanculo... a parte gli scherzi, al di là di qualche parolina spocchiosamente eccedente, è un bel post
ti rendi conto che t'hai usato 3 punti in tutto il post???? comunque meno chiacchere e più fatti. partire. programmando o all'improvviso, ma partire. sempre e comunque. e adesso io vado...
j.c.14\gamberone
Tiote.......dagnene di barca a vela!!!!!!!!!
Magari non sempre è la paura a fermarti, semplicemente mancano le disponibilità che non sempre si hanno, in primis quelle economiche. Io per esempio voglio andare in Islanda ad ascoltare il freddo e il vento!!Ma non ho i dindi.
P.S.Bel post!
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